Formazione

Sesso a scuola, è l’ora?

D’accordo sulla proposta, i genitori ricordano però che in gioco ci sono soprattutto i valori. E chiedono spazio per la famiglia. Ma il famoso neuropsichiatra Bollea lancia una provocazione

di Giampaolo Cerri

Anno scolastico ’98-’99: arriva in aula l’educazione sessuale. Dopo un dibattito durato anni, nelle scuole italiane si insegnerà questa delicatissima disciplina. Per prevenire gli abusi, si dice. Il ripetersi di casi di pedofilia e di violenze sessuali fra bambini ha indotto chi governa l’istruzione in Italia a rompere gli indugi. Non si tratterà di un insegnamento a sé, né ci sarà ?il professore di sessualità?, promette il ministro Berlinguer, ma un approccio interdisciplinare. Cosa ne pensano le associazioni dei genitori? «Siamo favorevoli a un?attenzione generalizzata, sviluppata nelle varie materie come tematica trasversale», spiega Giuseppe Richiedei, presidente dell’Associazione Italiana Genitori – Age. «Ogni disciplina deve dare il proprio apporto», prosegue, «non siamo d?accordo con l?ora dell?educazione sessuale, né con uno specialista in più». Sulla necessaria trasversalità di questo insegnamento è d’accordo anche il Coordinamento Genitori Democratici-Cgd, storicamente favorevole all’introduzione dell’educazione sessuale a scuola. «Non vogliamo una materia che sia ridotta a sola informazione», spiega Perla Giagnoni, della segreteria nazionale , «anche se nel nostro Paese le informazioni in questo campo non sono mai abbastanza». La sessualità però, ricordano quelli dell’Age, è anche un problema di valori e di scelte, di senso della vita. Insomma, non solo istruzioni per l’uso. «Il problema è culturale», rilanciano i genitori democratici: «è capire che educare alla sessualità vorrà dire far entrare, sia nella famiglia che nella scuola, il tema della corporeità, nostra e dei figli» Ma come accordare le diverse tendenze culturali e religiose? «Proponiamo un patto», dice Richiedei, «occorre fare riferimento alla Costituzione. Il senso della formazione e delle informazioni deve essere attento a valori condivisi da tutti». Quindi, riconoscimento del ruolo della famiglia, no alla violenza, allo sfruttamento dell’uomo sulla donna e ancora rispetto e attenzione alla persona. Per i punti di maggior contrasto (contraccezione, aborto), l’Age propone di uscire dai programmi ordinari: «Saremmo favorevoli a spazi scolastici gestiti dalle associazioni di genitori, ognuna secondo la propria impostazione ideale», spiega Richiedei, «con momenti di formazione e di approfondimento integrativi, rivolti anche ai ragazzi». Per i Genitori democratici occorre dunque creare un clima diverso, riuscire sia a casa che a scuola a cogliere i momenti, le occasioni in cui i bambini e i ragazzi domandano, riuscendo a rispondere con spontaneità. Il timore è che la sessualità venga confusa con la patologia e la devianza. Va giù duro, invece, Giovanni Bollea, decano della neuropsichiatria infantile in Italia. «Chiedo ai ministri di smetterla di parlare di educazione sessuale a scuola e propongo invece una disciplina che aiuti i bambini a crescere». Il professore manda un messaggio ai responsabili della Pubblica istruzione e Solidarietà sociale. A Berlinguer e Turco, Bollea chiede di varare per i bambini lezioni da inserire dalla quarta elementare in poi che li aiutino ad accettare i cambiamenti del proprio corpo e capire perché nella fase pre-adolescenziale sentono forte il desiderio di staccarsi dalla famiglia, senza tutto questo con paura o senso di tradimento. Per il neuropsichiatra, «è necessario aiutare i ragazzi a parlare dei loro sentimenti, e non impaurirli con lo spauracchio del pedofili».


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